Il lavoro con alcune organizzazioni umanitarie ha creato un’esperienza diretta con la povertà, l’esclusione sociale, l’integrazione e l’inclusione. Con Danish Charity Church ho fatto esperienza della povertà assoluta in uno dei paesi più ricchi del mondo e più avanzati tecnologicamente, tra persone che si sono mosse per cercare un po’ di fortuna, e che sono rimaste intrappolate nella contraddizione di un sistema che tollera senza vedere. Gente proveniente da qualsiasi paese, che dorme nelle chiese e che durante il giorno fa lunghe camminate a piedi, con un freddo intenso, per poter fare una doccia, avere una colazione, riposare, ricaricare il telefono e parlare. Molti cercano un lavoro, anche al nero, e molti sono Italiani, partiti alla ricerca di una disperata fortuna. Non ci sono documenti vaidi, permessi di soggiorno, permessi di lavoro. Un servizio dei volontari è quello di fornire pasti caldi ed un assistenza per preparare dei CV con cui possano andare a cercarsi qualche lavoretto. Parlare, ascoltare le loro storie, cercare di tenerli informati su quello che succede.
Con la Croce Rossa Lussemburghese ho partecipato alla Wanteauktion, insieme alla Caritas e all‘Interaction, per dare asilo ai senza tetto, agli emarginati durante i mesi più freddi, da Dicembre a Marzo. Molto più organizzati ed efficaci dei Danesi, il Lussemburgo offre un aiuto molto strutturato agli homeless, che non sono in realtà dei clochard ma delle persone che sono fuggite da situazioni di disperazione dai paesi del nord Africa, dai paesi dell’Est, dal Portogallo, Spagna, Italia. Non ci sono documenti, permessi di soggiorno, permessi di residenza; queste persone socialmente recluse vengono portate ad una sorta di esistenza sociale solo nei mesi più freddi, nutriti, scaldati, accuditi, curati; due volte a settimana hanno visite e cure mediche. Ma ricevono un aiuto di tipo ottocentesco, coperte, pasti caldi e cure mediche, mentre non esistono reti wifi, sistemi internet, connessioni con il mondo esterno sui social network. L’alfabetizzazione digitale è inesistente, e molte di queste persone restano intrappolate tra leggi Europee a volte incomprensibili e decenni di vita lontani dal loro paese di origine.
Il LISKO è invece un’associazione che si occupa dell’inclusione dei rifugiati che hanno ottenuto asilo politico. Si fanno incontri settimanali si conversa in francese e si parla della loro vita. Comunicare è molto difficile, perchè sono persone che vengono da paesi in guerra ed hanno vissuto atrocità incredibili. Dopo anni, anche tre anni, si isolamento nei campi di rifugiati, alla ricerca di una casa, con un sussidio statale che non gli consente di sopravvivere, dormono in foyers dello stato e sono isolati socialmente. ma sopratutto sono in stress-srain syndrome, ossia in sindrome da snervamento, per cui sono “rotti” dentro, e hanno perduto il contatto con la realtà.